mercoledì 9 dicembre 2015

Fed, stavolta ci siamo


Fed, stavolta ci siamo

Questa sembra davvero la volta buona. Dopo un lunghissimo periodo di tassi prossimi allo zero, la Fed pare davvero intenzionata a procedere al primo piccolo aumento. I segnali ci sono tutti e le parole pronunciate negli ultimi giorni da Janet Yellen sembrano darne la conferma. Anche il mercato del lavoro negli USA sta vivendo un periodo di crescita e l’aumento del costo del denaro a questo punto sembra davvero inevitabile. Per risalire all’ultimo ciclo di aumenti dobbiamo tornare indietro fino al 2004 quando, in una situazione economica molto differente, si ripartiva da tassi intorno all’1%.  La strada che la Fed sembra voler imboccare è comunque molto cauta: gli aumenti dovrebbero essere contenuti e graduali, spalmati attentamente nel tempo. In concreto, al termine della riunione del prossimo 16 dicembre, ci si aspetta un rialzo di mezzo punto percentuale. Per tornare all’1% di 10 anni fa, livello storicamente basso, bisognerà aspettare fine 2016, ovvero metà del 2017. Si preannuncia quindi una divergenza delle politiche monetarie: mentre la Fed annuncia una stretta, Draghi prosegue con la sua politica espansiva.

Tendenzialmente questo tipo di manovra ha un impatto positivo sui mercati azionari (a discapito di quelli obbligazionari) e sul dollaro contro l’euro, ma entrambi sono su livelli elevati. L’Euro dal suo canto sembra già aver scontato questo scenario, subendo un notevole deprezzamento nelle ultime  settimane. Non è da escludere un rimbalzo, ma la tendenza a lungo termine favorisce ancora il dollaro. 

Occhi aperti dunque per gli investitori. Le politiche monetarie di questo tipo portano sicuramente ad una crescita dell’economia, ma potrebbero anche esporre ai rischi di bolle speculative, specie quando la visione complessiva è così divergente.

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