mercoledì 30 dicembre 2015

Il silenzio è assordante


Il silenzio è assordante

13.000 obbligazionisti perdono oltre 850 milioni di euro. 1.500 dipendenti finiscono in mezzo ad una strada. I numeri sono da capogiro, e superano di gran lunga quelli degli obbligazionisti “traditi” da CariChieti, Banca Marche, Banca Etruria e CariFerrara. La notizia è di qualche anno fa e ormai pare dimenticata. Sto parlando del fallimento della Deiulemar, Compagnia di Navigazione SpA di Torre del Greco, città che conta circa 90mila abitanti.

13 obbligazionisti su 90mila abitanti vuol dire che almeno un abitante su dieci ha sottoscritto un’obbligazione Deiulemar e, quindi, che questo fallimento ha messo in ginocchio tutta l'economia torrese.

Com’è possibile che sia accaduto? La risposta va ricercata nella storia di un territorio legato alla marineria ed alla pratica del "carato".

La Deiulemar per 40 anni è stata il fiore all’occhiello della marineria di Torre del Greco. Tutto procedeva bene, almeno fino al 2010, quando la società dichiarava un fatturato di un miliardo di euro l’anno. Ad un certo punto il meccanismo si inceppa e nel maggio del 2012 il tribunale di Torre Annunziata accoglie l'istanza di fallimento di sette creditori per un importo di soli 250mila euro. E' uno choc per tutti i risparmiatori. Vengono scovati dai curatori, chiamati a fare chiarezza tra i conti, almeno due tipi di certificati. Oltre infatti alle classiche obbligazioni, regolarmente iscritte nei registri, era diffusa tra i risparmiatori, compresi i dipendenti stessi della compagnia, una quantità non ben definita di “carati”. Questi ultimi non sono altro che il retaggio di un sistema di finanziamento diffuso nel campo armatoriale e rappresentano una quota partecipativa (un ventiquattresimo) delle proprietà di una nave. 

Qualche mese fa è emerso, nel corso di un incontro presso il Tribunale di Torre Annunziata, che l'attivo al momento sarebbe in grado di soddisfare solo lo 0,6% del debiti complessivi della Deiulemar, secondo stime fatte dai curatori fallimentari. Praticamente : ZERO.

Il silenzio su questa vicenda, leggendo i giornali delle ultime settimane, è, francamente, assordante.

mercoledì 23 dicembre 2015

Babbo Natale regala le notifiche alla Befana


Babbo Natale regala le notifiche alla Befana

Equitalia ha deciso di sospendere l’invio di cartelle e atti nel periodo natalizio, dal 24 dicembre al 6 gennaio. Una vera e propria novità, mai registrata nei dieci anni di vita dell’Ente. Il provvedimento, fortemente voluto dall’amministratore delegato Ernesto Maria Ruffini, coinvolgerà migliaia di famiglie e imprese italiane. Per ovvi motivi sono esclusi dalla disposizione gli atti inderogabili, vale a dire quelli per cui non è possibile applicare sospensioni, che verranno pertanto regolarmene recapitati. Per renderci conto della portata di questa decisione, proviamo a fare qualche numero. Nel corso del 2014 Equitalia ha spedito circa 30 milioni di atti, la metà dei quali cartelle, che hanno raggiunto mediamente 300mila contribuenti a settimana.  I documenti spediti in queste settimane saranno invece poche migliaia, a fronte dei 250mila previsti.

Ruffini spiega che la decisione è stata presa per venire incontro alle famiglie e alle imprese italiane, che di certo non vedono di buon occhio la società partecipata dall’Agenzia delle Entrate e dall’Inps, duramente contestata in questi anni di crisi. «Equitalia vuole essere dalla parte degli italiani, non contro. Il recupero dell’evasione rimane un punto fondamentale, così come lo è avere gli italiani al proprio fianco» - precisa lo stesso Ruffini - che definisce il provvedimento come un “atto di attenzione”. Uno degli strumenti più importanti in quest’ottica è la rateizzazione. Ad oggi circa la metà dei debiti vengono rateizzati e le nuove norme hanno ulteriormente semplificato l’accesso alla procedura, a dimostrazione del fatto che è possibile trovare soluzioni specifiche per tutti, in particolare per chi è in difficoltà. Molte operazioni inoltre potranno essere svolte direttamente online, attraverso il sito istituzionale di Equitalia. Si potrà, ad esempio, richiedere la rateizzazione, saldare debiti o sospendere temporaneamente le riscossioni.

Un’altra novità riguarderà i sistemi di comunicazione con l’Ente. Aziende e imprese dovranno utilizzare la posta certificata, che sarà obbligatoria per ricevere ogni atto o cartella, possibilità allargata anche ai privati che ne faranno richiesta. Questo consentirà di snellire enormemente le procedure e di ridurre in maniera drastica la mole di documenti cartacei inviati finora per posta.

Non resta che attendere l’arrivo della Befana.

mercoledì 16 dicembre 2015

Falliscono 4 banche ! Cosa può fare il risparmiatore per proteggersi ?

Falliscono 4 banche ! 
Cosa può fare il risparmiatore per proteggersi ?

Le banche ricoprono senza dubbio un ruolo essenziale in economia e il fallimento incontrollato di un istituto di credito creerebbe danni enormi. Sopratutto ai clienti “buoni” : alle famiglie che ottengono un mutuo per comprare casa, ai piccoli risparmiatori che depositano i propri risparmi, alle aziende che ottengono prestiti per portare avanti l’attività. Per questo motivo il 22 novembre il governo, emanando il decreto "Salva Banche", ha stanziato 2,3 miliardi di euro per salvare dal fallimento quattro istituti da tempo commissariati : Banca Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, Carichieti.

Perché una banca rischia il fallimento ? Quasi sempre perché ha concesso in passato “cattivi” prestiti. A chi non li meritava ovvero a chi li meritava ma, in seguito ad una crisi, non è più in grado di rimborsarli. A lungo andare, quando la mole dei crediti inesigibili diventa insostenibile una banca rischia il fallimento. Ad esempio, la sola Banca Etruria registrava lo scorso febbraio sofferenze per 2 miliardi: circa il triplo del suo capitale sociale.

Nel passato, in casi del genere, è stato lo Stato ad intervenire. Negli anni 90, la crisi del Banco di Napoli si risolse infatti con l'approvazione della legge n.588/1996 e l'intervento del Tesoro che ricapitalizzo il Banco, ovviamente con azzeramento del capitale sociale. Oggi tutto ciò non è possibile perché un'operazione così congegnata è un "aiuto di stato". Oggi, o meglio, dal primo gennaio, si applica la normativa europea sulla risoluzione delle crisi bancarie, il famoso bail in (per un approfondimento vi segnalo il mio post Bail-in: dal 2016 salvataggi delle banche a carico dei «privati»), di cui  il citato decreto "Salva Banche" è un'anticipazione.

Con il "Salva Banche" a rimetterci sono stati gli azionisti e i detentori di obbligazioni subordinate. Il caso ha conquistato le prime pagine dei giornali quando un piccolo risparmiatore si è purtroppo suicidato avendo investito tutti i propri risparmi su un'obbligazione subordinata emessa da Banca Etruria. E ciò dopo le vicende Argentina, Parmalat, Cirio, Lehman Brothers.

Cosa può fare il risparmiatore per proteggersi ? Diversificare (rimando al mio post di un mese fa: Obiettivo, evitare forti perdite). 

mercoledì 9 dicembre 2015

Fed, stavolta ci siamo


Fed, stavolta ci siamo

Questa sembra davvero la volta buona. Dopo un lunghissimo periodo di tassi prossimi allo zero, la Fed pare davvero intenzionata a procedere al primo piccolo aumento. I segnali ci sono tutti e le parole pronunciate negli ultimi giorni da Janet Yellen sembrano darne la conferma. Anche il mercato del lavoro negli USA sta vivendo un periodo di crescita e l’aumento del costo del denaro a questo punto sembra davvero inevitabile. Per risalire all’ultimo ciclo di aumenti dobbiamo tornare indietro fino al 2004 quando, in una situazione economica molto differente, si ripartiva da tassi intorno all’1%.  La strada che la Fed sembra voler imboccare è comunque molto cauta: gli aumenti dovrebbero essere contenuti e graduali, spalmati attentamente nel tempo. In concreto, al termine della riunione del prossimo 16 dicembre, ci si aspetta un rialzo di mezzo punto percentuale. Per tornare all’1% di 10 anni fa, livello storicamente basso, bisognerà aspettare fine 2016, ovvero metà del 2017. Si preannuncia quindi una divergenza delle politiche monetarie: mentre la Fed annuncia una stretta, Draghi prosegue con la sua politica espansiva.

Tendenzialmente questo tipo di manovra ha un impatto positivo sui mercati azionari (a discapito di quelli obbligazionari) e sul dollaro contro l’euro, ma entrambi sono su livelli elevati. L’Euro dal suo canto sembra già aver scontato questo scenario, subendo un notevole deprezzamento nelle ultime  settimane. Non è da escludere un rimbalzo, ma la tendenza a lungo termine favorisce ancora il dollaro. 

Occhi aperti dunque per gli investitori. Le politiche monetarie di questo tipo portano sicuramente ad una crescita dell’economia, ma potrebbero anche esporre ai rischi di bolle speculative, specie quando la visione complessiva è così divergente.