sabato 29 dicembre 2018

Affitto : cosa c'è da sapere



Affitto : cosa c'è da sapere


Affittare significa stipulare un "contratto di locazione", cioè un accordo con il quale una parte (locatore) si obbliga a far godere all’altra (conduttore) un bene immobile, per un dato tempo, verso un determinato corrispettivo. 


La locazione è quindi un contratto di natura consensuale ed ha forma libera, dato che il codice civile, che ne regolamenta il contenuto e le regole, non esige una forma contrattuale tipica e specifica.

I contratti di locazione immobiliare non possono presentare lo stesso contenuto, dal momento che discende dalla tipologia di contratto che le parti hanno intenzione - di comune accordo - porre in essere, in considerazione delle esigenze, della durata o del corrispettivo, elementi questi che potranno cambiare da contratto a contratto.

La legge prevede, comunque,  i principi a cui i soggetti devono attenersi nella predisposizione del contratto, individuando "tipi" tra cui scegliere in base alle proprie necessità.

I principali modelli sono:
- contratto di locazione a canone libero;
- contratto di locazione a canone assistito o concordato;
- contratto di locazione ad uso transitorio;
- contratto di locazione a favore degli studenti universitari.

Tutti i contratti di locazione di durata superiore ai 30 giorni complessivi nell'anno devono essere obbligatoriamente registrati dal locatore, ovvero dal conduttore, qualunque sia l’ammontare del canone pattuito. La registrazione dei contratti di locazione deve avvenire entro 30 giorni dalla data di stipula o dalla sua decorrenza, se anteriore, e sono dovute l’imposta di registro e l’imposta di bollo.

Il reddito che il locatore ricava dalla locazione è tassato in maniera diversa a seconda del regime fiscale scelto. 

Nel regime ordinario l’imponibile sul quale si calcola l’Irpef dipende dal tipo di contratto stipulato. Ad esempio, nel caso in cui il contratto è a canone libero il reddito da assoggettare all' Irpef è il valore più alto tra  la rendita catastale (rivalutata del 5%) e  il canone di locazione  (aggiornato con le rivalutazioni Istat); in questo caso spetta una riduzione del 5%.


Nel 2011 il legislatore ha introdotto la cedolare secca, un sistema facoltativo, alternativo e agevolato di tassazione del reddito derivante dagli immobili locati per finalità abitative. L’imposta sostitutiva si applica sul totale del canone annuo di locazione con l'aliquota del 21% se a canone libero, ovvero del 10% se a canone concordato, in sostituzione dell’Irpef e delle relative addizionali, dell’imposta di registro e dell’imposta di bollo. Può applicarsi anche - dal 2017 - ai redditi derivanti dai contratti di locazione breve, cioè di durata non superiore ai 30 giorni.

(pubblicato sul sito LaMiaConsulenza.it)


giovedì 29 novembre 2018

PFAwards '19 - Donato Loria - CONSULENTE d'ECCELLENZA - il miglior professionista in tutte le categorie

Jonathan Figoli, Founder & CEO di PF Professione Finanza, mi consegna il premio: "CONSULENTE d'ECCELLENZA - Il miglior professionista in tutte le categorie". Milano, AreaPergolesi.



PFAwards '19 - Donato Loria - Professionista della Finanza con le migliori competenze in GESTIONE DELLA RELAZIONE

Jonathan Figoli, Founder & CEO di PF Professione Finanza, mi consegna il premio: "Professionista della Finanza con le migliori competenze in GESTIONE DELLA RELAZIONE". Milano, AreaPergolesi.





PFAwards '19 - Donato Loria - Professionista della Finanza con le migliori competenze in CONSULENZA PATRIMONIALE

Jonathan Figoli, Founder & CEO di PF Professione Finanza, mi consegna il premio : "Professionista della Finanza con le migliori competenze in CONSULENZA PATRIMONIALE". Milano, AreaPergolesi.


PS : Voglio evidenziare che il risultato è anche frutto dell'investimento in formazione di Widiba, ed in particolare dei corsi tenuti da Tiziana Marta (2016) e Alessandro Gallo (2017). 

PQM, Grazie Widiba.





sabato 24 novembre 2018

Medaglia d'oro ai PFAwards'19 ..... e non solo.


Medaglia d'oro ai PFAwards'19



PFAwards è la prima - e unica - iniziativa, certificata UNI EN ISO 9001:2015, volta ad attestare e valorizzare le competenze nelle seguenti categorie: Consulenza Patrimoniale, Consulenza Finanziaria, Competenze Professionali e Gestione della Relazione.

Inoltre, i PFAwards hanno l’obiettivo di premiare, in ciascuna delle aree individuate, quei professionisti della finanza che hanno saputo dimostrare una piena padronanza della materia sia a livello teorico che operativamente nel rapporto con i propri Clienti. Metodologie e contenuti delle attività di selezione / valutazione sono stati validati dal Comitato Scientifico, composto da autorevoli rappresentanti del mondo accademico ed esperti nel proprio campo di competenza.

Il processo di selezione PFAwards'19 era articolato su tre prove.

PRIMA prova : il questionario on line


Per ogni categoria, il Team di valutazione - composto dagli esperti che collaborano nelle attività di formazione ed editoriale di ProfessioneFinanza - ha individuato specifici argomenti, per ciascuno dei quali era previsto un questionario on line. Come precisato nel regolamento, solo i candidati con un "punteggio dell'80% in ognuno dei test proposti per i singoli argomenti individuati" sono ammessi alla prova successiva.

Ecco i miei risultati:





In tutti gli argomenti in cui ho ottenuto una valutazione pari al 100% di risposte esatte ho partecipato a ulteriori batterie di test, utili a determinare  un “migliore in assoluto” sullo specifico argomento, cui verrà assegnato il titolo di PFSpecialist in [nome argomento]. Ne conoscerò l'esito il prossimo 28 novembre.

SECONDA prova : l'elaborato scritto

E' stato proposto un caso pratico a cui dare soluzione. La valutazione di tali elaborati è stata curata del Team di Valutazione, che ha selezionato i migliori venti.


TERZA prova : l'intervista individuale


L'intervista è stata condotta in prima persona dal “referente di categoria” del Comitato Scientifico ed ha avuto ad oggetto sia argomenti teorici, che casi pratici. Ad esempio, per Consulenza Patrimoniale  ho avuto un colloquio con la Dott.ssa Aida Maisano, che dal 2008 dirige Abiformazione, la business school dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI).

§

Lo scorso 14 novembre ho ricevuto una mail dal Team di PFAwards : "Caro Consulente, abbiamo il piacere di complimentarci con te per esserti dimostrato uno dei dieci migliori consulenti in Italia nella Consulenza Patrimoniale!
Sei quindi invitato alla Cena di Gala dei PFAwards il prossimo 28 novembre presso Area Pergolesi, .....
In questa VI edizione, abbiamo visto ben 1.500 consulenti sostenere oltre 58.000 test in quattro diverse categorie: Consulenza Finanziaria, Consulenza Patrimoniale, Gestione della Relazione e Competenze Professionali (soft skill) e, nel corso della serata, di fronte a rappresentanti delle istituzioni, direzioni delle principali reti e responsabili delle maggiori case di investimento, ti premieremo insieme agli altri nove migliori consulenti in questa categoria."

Inoltre, mi è stata assegnata la medaglia d'oro in Gestione della Relazione, la medaglia d'argento in Consulenza Finanziaria, la medaglia di bronzo in Competenze Professionali.

M
All’interno della consueta cena di gala di premiazione nella suggestiva cornice dell’AreaPergolesi mi sono stati consegnati i seguenti ulteriori riconoscimenti:
- Consulente d'Eccellenza;
- PFExpert in Consulenza Patrimoniale;
- PFExpert in Gestione della Relazione;
- PFSpecialist in Tutela del Patrimonio;
- PFSpecialist in Pianificazione Successoria;
- PFSpecialist in Consulenza all'Impresa.








sabato 27 ottobre 2018

Scendono i mercati : l'indice della paura



Scendono i mercati : l'indice della paura.

La maggior parte degli investitori sa che investendo il proprio denaro in un solo titolo, puntando a raggiungere un obiettivo preciso, può - al contrario - ottenere risultati deludenti o addirittura negativi. 

Molte delle insoddisfazioni e delle paure legate agli investimenti finanziari risiedono proprio nella mancata comprensione dei rischi ad essi connessi. 

Ma cos’è il rischio in finanza? 

il rischio è l’incertezza legata al valore futuro di un’attività o di uno strumento finanziario o, più in generale, di un qualsiasi investimento. 

Un indicatore di rischio molto utilizzato è la "deviazione standard" che,  in statistica, è un indice di dispersione. In altre parole, un indicatore di volatilità. Con questo indicatore è possibile osservare la variabilità di una serie di rendimenti rispetto alla loro media. Se la deviazione è molto alta, vuol dire che il titolo - o il portafoglio considerato - può avere una variabilità notevole dei risultati rispetto alla sua media.

Un altro indice ci aiuta alla lettura dei mercati, il VIX, ovvero il Chicago Board Options Echange Volatilty Index che quest'anno ha festeggiato il 25° compleanno

Introdotto da Robert E. Whaley, professore alla Vanderbilt University, l’indice VIX misura la volatilità implicita nel prezzo delle opzioni, ovvero misura il prezzo che gli operatori sono stati disposti a pagare per assicurarsi la facoltà, ma non l’obbligo, di scommettere al rialzo e al ribasso sull’indice S&P500. 
Il VIX è dunque, in poche parole, la misura della volatilità che ci si attende dall’indice S&P500.
  
Nei  grafici che seguono l’andamento del Vix e del S&P500 negli ultimi due anni.





Quella che emerge è una lettura molto interessante. 

Possiamo osservare come le due linee si muovano in maniera praticamente opposta: quando la volatilità implicita misurata dal VIX aumenta, l’indice S&P500 tende invece ad assumere un andamento ribassista. Ecco spiegato il motivo per cui il VIX viene anche definito “l’indice della paura”. 

Il grafico ci mostra inoltre quanto i ribassi siano in genere più violenti dei rialzi. Dal punto di vista psicologico infatti, una risalita dei valori non compensa mai un ribasso di pari entità: non abbiamo paura dell’oscillazione dei prezzi, ma soltanto della loro discesa. In uno scenario di questo tipo, la cosa più sbagliata sarebbe quella di muovere i propri titoli tenendo presente soltanto quello che è successo nel passato recente. La guida di un consulente può rendere più consapevoli e serene le proprie scelte; il rischio è più scelta che sorte, è il frutto di azioni che sono conseguenza della nostra libertà di scelta.

sabato 29 settembre 2018

Cos'é la deflazione ?


Cos'é la deflazione ?


Quasi tutti sappiamo cos'è l'inflazione, che si verifica quando i prezzi aumentano in modo generalizzato e continuo. E la deflazione invece? E’ semplicemente il suo contrario: i prezzi che scendono, e continuano a scendere. 

La deflazione è un bene? In effetti può essere una cosa buona, quando la diminuzione dei prezzi è dovuta all’abbondanza di offerta o ai progressi tecnologici. Quando, ad esempio, in seguito ad un abbondante raccolto, con 1 euro posso acquistare il doppio dei pomodori di un anno prima: il valore reale dei miei soldi è aumentato. Quindi, nel caso in cui i prezzi scendono ed i redditi rimangono stabili  la deflazione è "buona".

Ma la deflazione può essere anche "cattiva", quando è dovuta alla bassa domanda che costringe le aziende ad abbassare i prezzi. Si accompagna spesso alle crisi, ne è un segnale, ma anche una causa. Quando tante aziende chiudono e sono costrette a licenziare, i redditi complessivamente diminuiscono e, con essi, la domanda. La aziende quindi sono costrette ad abbassare i prezzi. Si innesca allora un circolo vizioso: le famiglie rimandano gli acquisti per attendere che i prezzi si abbassino ulteriormente, la domanda continua a calare e le aziende, sempre più in affanno, sono costrette a  vendere più prodotti per ottenere gli stessi profitti, o a tagliare i costi, a cominciare dai salari.

Dunque, per mantenere sana un’economia, non esistono scorciatoie. E’ necessario che i salari crescano in modo sano, aumentando la produttività attraverso la riduzione degli sprechi e lavorando sul progresso nell’offerta dei beni e dei servizi.


sabato 25 agosto 2018

Le emozioni


Le emozioni

L’homo oeconomicus (teoria economica classica) agisce sempre razionalmente ed ha come obiettivo di comprare la massima quantità di ciò che desidera al miglior prezzo possibile.

Nella realtà, un "homo" così disciplinato non esiste. 

Daniel Kahneman, Premio Nobel per l'economia nel 2002, e Amos Tversky dimostrarono, con brillanti esperimenti, che i processi decisionali umani violavano sistematicamente alcuni principi di razionalità (Teoria del prospetto).

Le emozioni, le paure suscitate dalle cronache economiche e finanziarie (“crollo in borsa", "bruciati miliardi di euro”) possono indurre molti investitori a scelte che in quel momento sembrano le uniche sagge ma che, nel medio periodo, potrebbero rivelarsi disastrose. Ad esempio, lasciare molta liquidità sul conto corrente potrebbe voler dire andare incontro a “perdite” certe e rilevanti per effetto di un’inflazione elevata.

L’esperienza mi ha insegnato che è fondamentale conoscere il Cliente e le sue emozioni, conoscere la “soglia” di riferimento per le perdite e i guadagni, siccome la sofferenza in caso di perdita è di intensità superiore alla soddisfazione del guadagno. La “soglia” è soggettiva, diversa per ciascun investitore e addirittura per ogni diverso investimento, e non è detto che sia razionale il criterio con cui viene individuata.

Conoscere il Cliente permette di attutire le emozioni (paura, avidità, euforia, speranza ..) e dimostrare come le scelte di investimento siano controintuitive, che la diversificazione resta un criterio aureo, che momenti di elevata volatilità sono anche occasione di ingresso e non di fuga.

“Devi avere paura quando gli altri sono avidi, ma essere avido quando gli altri hanno paura” (W. Buffet).

sabato 28 luglio 2018

Cos'è l'inflazione ?


Cos'è l'inflazione ?

Secondo un articolo comparso lunedì sul sito ufficiale del Fondo Monetario Internazionale a firma di Alejandro Werner, l'inflazione in Venezuale - entro dicembre - potrebbe raggiungere il milione per cento su base annua. 

Per avere un'idea di cosa accade oggi, il costo di una confezione di detersivo, in una sola settimana, è passato da circa 3.8 milioni di bolivares al prezzo record di 4.9 milioni.

Emblematica la storia di José Ibarra, 41 anni, docente dell’Università centrale venezuelana che guadagna 5 milioni e novecentomila bolivar al mese. A fine giugno aveva condiviso con un tweet - diventato virale - la foto delle sue scarpe rotte scrivendo “Non mi vergogno, non ho i soldi per ripararle". 

Siccome Il bolívar fuerte (bolívar forte), la valuta usata oggi, è praticamente senza valore a causa dell'inflazione a partire dal 20 agosto sarà sostituita da bolívar soberano (bolívar sovrano), che avrà cinque zeri in meno.




I prezzi dei beni e dei servizi, in un’economia di mercato, sono soggetti a variazioni: in aumento ovvero in diminuzione. Con il termine “inflazione” si indica un aumento dei prezzi, generalizzato e continuo, che determina un’erosione del potere d’acquisto della moneta. Ciò vuol dire che con la stessa quantità di moneta sarà possibile comprare una minore quantità di beni e servizi.

L’affermazione “con 100 euro non si compra più ciò che si comprava un tempo” è quindi effettivamente vera. Ipotizzando un tasso di inflazione del 2%, gli attuali 50.000 euro, fra 5 anni, avranno un potere d’acquisto equivalente a quello di 45.286 euro oggi. Ipotizzando un tasso di inflazione del 5%, questa cifra si riduce ulteriormente a 39.176 euro.

Il fenomeno “inflazione” si può osservare anche da un altro punto di vista. Una bottiglia di vino che acquistate oggi a 5 euro vi costerebbe 10,47 euro fra 25 anni, a fronte di un’inflazione del 3%; un tasso di inflazione del 5% farebbe lievitare il prezzo a 16,93 euro.

E’ di tutta evidenza che più passano gli anni, e più è alto il tasso di inflazione, più diminuisce il potere d’acquisto.

Ciò detto, l’obiettivo minimo di un investitore dovrebbe essere almeno quello di mantenere il capitale allineato al suo valore reale.

sabato 30 giugno 2018

La follia del tulipano


La follia del tulipano


2007: siamo negli Stati Uniti. Il mondo viene scosso dalle prime insolvenze sul mercato dei mutui ed inizia la crisi dei cosiddetti subprime. Di lì a poco falliranno diversi fondi immobiliari e l’emergenza si estenderà velocemente ad altri settori dell’economia. Era cominciata la "Grande Recessione". 

Cosa aveva provocato il disastro ? 

Nel 2001, a causa dello scoppio della bolla internet sul mercato azionario, l'economia USA comincia a rallentare vistosamente. La Fed avvia una politica monetaria accomodante e, siamo nel 2003, il costo del denaro è talmente basso che il tasso dei mutui scende, fino toccare l’1%. Lo scenario è troppo allettante e non può non attrarre i possibili acquirenti di immobili: i mutui concessi sono numerosissimi. Molti di essi sono proprio i famigerati subprime (secondari), con un elevato rischio di insolvenza. Per di più, si tratta di prestiti a tasso variabile. Con l’inevitabile risalita dei tassi e la conseguente crescita dell’importo delle rate, molte di esse non vengono pagate. Inizialmente le banche si rifanno con la vendita degli immobili. Purtroppo il mercato immobiliare ha una brusca frenata  e inizia a dare segni di cedimento. Scoppia la bolla speculativa del mercato immobiliare.

La storia è ricca di questi esempi. 

La bolla dei tulipani avvenuta in Olanda nel 1634, portò il prezzo di un bulbo del prezioso fiore a 1.200 fiorini, quando lo stipendio medio era tra i 200 e i 400 fiorini l’anno e una casa in città ne costava 300. 

La bolla della South Sea Company nel 1720, quando la compagnia di navigazione britannica proponeva rendimenti stratosferici ai suoi investitori e le azioni avevano superato di 10 volte il valore iniziale, salvo poi scoppiare in seguito agli scandali lasciando una lunga scia di vittime. 

Le “bolle speculative” ci sono state, ci sono (le riconosceremo quando scoppieranno), ci saranno perché l’essere umano spesso prende le proprie decisioni, anche di investimento, condizionato dal proprio stato d’animo.

Ad esempio “La Speranza”: questa pulsione offusca la ragione ed i segnali non coerenti alle aspettative vengono eliminati (es. Il mercato scende e non vendo le mie azioni perché spero che“avvenga qualcosa”).

Ad esempio “L’Avidità”: questa sentimento spesso porta a non valutare correttamente il rischio assunto in funzione del rendimento sperato. L’avidità nasce e si fonda su astratte considerazioni di valore. Mescolata all’ ”euforia”, l’avidità partorisce una “bolla speculativa”.

Che fare ? 

Innanzitutto non bisogna agire con emotività: la bolla speculativa è una vera e propria anomalia del mercato, in cui gli investimenti sono guidati dalle manie o addirittura dalle mode e non dallo studio dei fondamentali economici. 

Per questo motivo è opportuno guardare con attenzione alla nascita di nuovi prodotti o servizi, senza farsi accecare dai facili ritorni. A tal proposito, ricordate la grande corsa del Bitcoin lo scorso anno ? La criptovaluta più famosa aveva visto lievitare le quotazioni fino a un picco a ridosso di 20.000 dollari a metà dicembre (da meno di mille dollari a inizio 2017). Oggi quota in area 6.000 $; cioè il 70% in meno

Inoltre, è molto importante non indebitarsi, specie in periodi di bassi tassi di interessi, al semplice scopo di aumentare la propria esposizione. In poche parole, è necessario farsi guidare da un mix di buon senso ed esperienza, allontanando il più possibile i comportamenti irrazionali.

sabato 26 maggio 2018

"Quale livello di vita economica possiamo ragionevolmente attenderci fra un centinaio d’anni?



"Quale livello di vita economica possiamo ragionevolmente attenderci fra un centinaio d’anni?

Quali sono le prospettive economiche per i nostri nipoti?




Dai tempi più remoti di cui abbiamo conoscenza (diciamo duemila anni prima di Cristo) fino all'inizio del secolo XVIII, il livello di vita dell’uomo medio, che vivesse nei centri civili del mondo, non ha subito grandi mutamenti. Alti e bassi sicuramente. Comparse di epidemie, carestie e guerre. Intervalli aurei. Ma nessun balzo in avanti, nessun cambiamento violento. Nei quattromila anni, conclusasi all'incirca nell'anno di grazia 1700, alcuni periodi hanno fatto registrare un miglioramento del 50 per cento (nel migliore del casi del 100 per cento) rispetto ad altri.

Questo lento tasso di progresso, ovvero questa mancanza di progresso, era dovuto a due motivi: l’assenza vistosa di miglioramenti tecnici di rilievo, e la mancata accumulazione di capitale.

L’assenza di grandi invenzioni tecniche fra l’era preistorica e i tempi relativamente moderni è davvero degna di nota. Quasi tutto ciò che, di sostanziale importanza, il mondo possedeva all'inizio dell’età moderna, era già noto all'uomo agli albori della storia. Il linguaggio, il fuoco, gli stessi animali domestici che abbiamo oggi, il grano, l’orzo, la vite e l’olivo, l’aratro. la ruota, il remo, la vela, le pelli, la tela e il panno, i mattoni e le terrecotte, l’oro e l’argento, il rame, lo stagno e il piombo (e il ferro vi si aggiunse prima del 1000 a C.), il sistema bancario, l’arte del governo, la matematica, l’astronomia e la religione: non sappiamo quando l’uomo abbia avuto per la prima volta in mano queste cose.

In una certa epoca, anteriore all’inizio della storia, forse durante uno di quei favorevoli intervalli che hanno preceduto l’ultima epoca glaciale, deve essere esistita un’era di progresso e di invenzioni paragonabile a quella in cui viviamo oggi. Ma per la maggior parte della storia vera e propria non si è avuto nulla del genere.

L’età moderna si è aperta, ritengo, con l’accumulazione di capitale iniziata nel secolo XVI. Io credo che ciò, per ragioni con cui non devo gravare questa trattazione, sia stato dovuto inizialmente all’aumento del prezzi (e ai profitti conseguenti) determinato dal tesori d’oro e d’argento che la Spagna portò dal Nuovo Mondo in quello Vecchio. Da allora a oggi il processo di accumulazione secondo l’interesse composto, che sembrava in letargo da tante generazioni, ebbe nuova vita e assunse nuove forze. ................... 

Dal secolo XVI è incominciata, proseguendo con crescendo ininterrotto nel XVIII secolo, la grande era delle invenzioni scientifiche e tecniche che, dall’inizio del secolo XIX, ha avuto sviluppi incredibili: carbone, vapore, elettricità, petrolio, acciaio, gomma, cotone, industrie chimiche, macchine automatiche e sistemi di produzione di massa, telegrafo, stampa, Newton, Darwin, Einstein e migliaia di altre cose e uomini troppo famosi e troppo noti per essere ricordati. Quale il risultato? Nonostante l’enorme sviluppo della popolazione del mondo, che è stato necessario dotare di case e di macchine, il tenore medio di vita in Europa e negli Stati Uniti è aumentato, devo ritenere di quattro volte. Lo sviluppo del capitale è avvenuto su una scala di gran lunga superiore a cento volte quella conosciuta da qualsiasi altra epoca. ..................... 

Per il momento, la rapidità stessa di questa evoluzione ci mette a disagio e ci propone problemi di difficile soluzione. I paesi che non sono all'avanguardia del progresso ne risentono in misura relativa. Noi, invece, siamo colpiti da una nuova malattia di cui alcuni lettori possono non conoscere ancora il nome, ma di cui sentiranno molto parlare nei prossimi anni: vale a dire la disoccupazione tecnologica. Il che significa che la disoccupazione dovuta alla scoperta di strumenti economizzatori di manodopera procede con ritmo più rapido di quello con cui riusciamo a trovare nuovi impieghi per la stessa manodopera. Ma questa è solo una fase di squilibrio transitoria. Visto in prospettiva, infatti, ciò significa che l’umanità sta procedendo alla soluzione del suo problema economico. Mi sentirei di affermare che di qui a cent’anni il livello di vita dei paesi in progresso sarà da quattro a otto volte superiore a quello odierno. Né vi sarebbe nulla di sorprendente, alla luce delle nostre conoscenze attuali. Non sarebbe fuori luogo prendere in considerazione la possibilità di progressi anche superiori. ......." .


Conferenza tenuta da JOHN MAYNARD KEYNES a Madrid nel giugno del 1930.





sabato 28 aprile 2018

l’Information Ratio


l’Information Ratio

Avere a disposizione oltre 7000 tra fondi e sicav di circa 30 case di investimento è senza dubbio un grande vantaggio. Impone, però, di avere strumenti ed indicatori che consentano di scegliere bene. 

Uno degli indicatori meno conosciuti, ma più interessanti, per valutare la qualità di un fondo/gestore è l’Information Ratio. Esso fa parte dei parametri di rendimento corretti per il rischio (risk-adjusted) ed esprime una misura sintetica sia di extra-rendimento sia di extra-rischio dei fondi rispetto al loro benchmark.

L’Information Ratio confronta il rendimento del fondo con quello del suo benchmark; mentre il termine di comparazione del famoso indice di Sharpe è un generico investimento privo di rischio.

La formula per calcolare l’Information Ratio è la seguente:


dove
RP = rendimento del portafoglio annualizzato
RB = rendimento del benchmark annualizzato
TE tra P,B = Tracking Error Volatility tra il portafoglio e il relativo benchmark

Nella pratica l’IR mette in risalto la bravura del gestore (attivo) nell’ottenere risultati migliori dell’indice di riferimento, massimizzando il rendimento (Tracking Error) e minimizzando i rischi (Tracking Error Volatility), su base differenziale.

Maggiore è il valore dell’IR, migliore è - pertanto - la qualità della gestione di un fondo. 

Al contrario, un portafoglio gestito con una strategia passiva, cioè di mera replica del benchmark, presenterà un valore prossimo allo zero. 

sabato 24 marzo 2018

Come si dovrebbero affrontare le recessioni quando i tassi d’interesse sono bassi?



Come si dovrebbero affrontare le recessioni 
quando i tassi d’interesse sono bassi?

Un giorno, forse abbastanza vicino, accadrà. Irromperà la tempesta delle cattive notizie: l’impennata del prezzo del petrolio, il panico nei mercati o un timore indefinito e generalizzato. I governi si accorgeranno del pericolo troppo tardi. Comincerà una nuova recessione. Una volta, la risposta sarebbe stata prevedibile: le banche centrali si sarebbero dovute mettere in azione, tagliando i tassi d’interesse per favorire prestiti e investimenti. Ma durante la crisi finanziaria, e dopo quattro decenni di calo dei tassi d’interesse e dell’inflazione, è accaduto l’inevitabile. I tassi, così abilmente manovrati dalle banche centrali, sono scesi a zero, lasciando che i responsabili delle politiche economiche si aggrappassero a soluzioni alternative, incerte. A dieci anni di distanza, nonostante un dibattito approfondito, gli economisti non riescono a trovare un punto d’accordo su come affrontare un simile scenario.

Nella prossima recessione, il “livello zero” dei tassi d’interesse certamente  farà sentire di nuovo il suo peso. Quando lo farà, le banche centrali ricorreranno a strumenti tarati sulle crisi, come il “quantitative easing” (l’alleggerimento quantitativo, cioè l’immissione di liquidità per l’acquisto di bond) e le promesse di mantenere bassi i tassi per molto tempo. Tali politiche si riveleranno meno efficaci che in passato; gli acquisti di bond sono meno utili, per esempio, quando i tassi d’interesse a lungo termine sono già bassi. In mancanza di  un solido consenso sulle politiche, l’uso di uno strumento poco ortodosso sarà probabilmente insufficiente per innescare una rapida ripresa.

A grandi linee, gli economisti vedono due possibili vie d’uscita. 

Una è cambiare strategia monetaria. Ben Bernanke, Presidente della Federal Reserve durante la crisi, ha proposto un approccio innovativo: quando l’economia si troverà di nuovo al “livello zero” dei tassi d’interesse, la banca centrale dovrebbe fissare rapidamente un obiettivo temporaneo di livello dei prezzi. Cioè,  dovrebbe promettere di compensare i cali dell’inflazione che derivano da una crisi. Se una recessione provoca una discesa dell’inflazione sotto l'obiettivo per un anno, la banca centrale dovrebbe impegnarsi a tollerare un’inflazione superiore a quel limite finché i prezzi non raggiungeranno il livello che avrebbero avuto senza il crollo.

Se credibile, quella promessa  dovrebbe portare entusiasmo, incoraggiare la spesa, e rimettere in salute l’economia. Far salire i livelli d’inflazione ridurrebbe la frequenza e la gravità degli episodi di tassi d’interesse a zero. In ogni caso, costringerebbe le famiglie ad accettare un’inflazione più alta sempre, anziché solo dopo una grave recessione. Un obiettivo di livello prezzi permanente, a sua volta, costringerebbe le banche centrali a rispondere con un aumento dei tassi ad una fiammata dell'inflazione dovuta a cause esogene – come per esempio un disastro naturale – aggravando/provocando una crisi. Meno chiaro è se una banca centrale riesca a mantenere la sua promessa. Infatti, la Fed non è riuscita a rispettare l’obiettivo del 2% d’inflazione negli ultimi cinque anni. La proposta di Bernanke sarebbe poco efficace se i mercati dubitassero della capacità di una banca centrale di mantenere la sua promessa di garantire un’inflazione adeguata

I limiti imposti alle banche centrali ci fanno nutrire maggiori speranze per la seconda possibilità – fare leva sulla politica fiscale.   Prima della crisi, gli economisti erano soliti sottovalutare  la politica fiscale come strumento per combattere la recessione. Lo stimolo era incerto, lento e, dato il controllo delle banche centrali, non necessario. Ma con i tassi d’interesse prossimi allo zero, lo stimolo potrebbe essere il modo più efficace per favorire la domanda – purché la banca centrale sia disposta a reggere il gioco. La storia recente, comunque, insegna che su questo  non  si può contare con certezza. Nel 2013, la Fed annunciò che avrebbe cominciato a ridurre i suoi acquisti di titoli, nonostante l’inflazione bassa e in ulteriore caduta e un tasso di disoccupazione superiore al 7% - condizioni che potrebbero spingere un governo ansioso a decidere uno stimolo fiscale. Una maggiore spesa pubblica in tali casi, se si ritiene probabile che possa alzare l’inflazione, potrebbe semplicemente suggerire ad una banca centrale di accelerare il suo programma di una stretta creditizia. Questo smorzerebbe – e forse annullerebbe del tutto – l’effetto dello stimolo fiscale.

Quindi politica fiscale e politica monetaria dovrebbero essere rigorosamente coordinate – portando, con ogni probabilità, ad una perdita dell’autonomia della banca centrale. Una banca centrale che stia a guardare mentre lo stimolo fiscale spinge l’inflazione oltre l’obiettivo stabilito ha di fatto rinunciato alla sua indipendenza.

Questo non è il modo ideale di procedere. Tuttavia può essere l’unica opzione percorribile.

sabato 24 febbraio 2018

Fondo patrimoniale: il regime integrativo per la tutela del patrimonio.


Fondo patrimoniale:
 il regime integrativo per la tutela del patrimonio.

I regimi patrimoniali della coppia giuridicamente riconosciuta (marito e moglie ovvero i partner delle unioni civili) sono la separazione dei beni, la comunione legale dei beni e la comunione convenzionale dei beni.  Sono regimi alternativi : o l'uno, o l'altro. C'è poi un regime integrativo, il fondo patrimoniale.

Il fondo patrimoniale è uno strumento che consente di vincolare dei beni per la tutela del tenore di vita della famiglia, che viene preferito rispetto all'interesse, altrettanto meritevole, della tutela di eventuali creditori futuri. In altre parole, se oggi destino - con il fondo patrimoniale - dei beni alla mia famiglia, i miei creditori personali non esistenti, evidentemente, ma futuri non potranno aggredire quei beni.

Il fondo patrimoniale può essere attivato dalla famiglia, o dall'unione civile, e possono essere conferiti beni mobili registrati ed immobili.

La costituzione del fondo patrimoniale deve avvenire con la stipula di una convenzione per atto pubblico ricevuta dal notaio in presenza di due testimoni, che verrà annotata a margine dell’atto di matrimonio e trascritta nei Registri immobiliari. Conseguentemente, se i coniugi chiedono un finanziamento offrendo in garanzia l'immobile conferito al fondo patrimoniale, la banca non lo concederà siccome il bene è vincolato alla famiglia.

Con il divorzio, il  decesso di uno coniugi, ovvero su richiesta delle parti, il fondo patrimoniale si scioglie, solo in assenza di figli minorenni. Ad esempio, in caso di divorzio la durata viene procrastinata fino al raggiungimento della maggiore età del minore, a sua tutela. Può essere ulteriormente ritardata, fino a quando il figlio non ha raggiunto l'indipendenza economica; tale status "può considerarsi raggiunto in presenza di un impiego tale da consentirgli un reddito corrispondente alla sua professionalità e un’appropriata collocazione nel contesto economico-sociale di riferimento, adeguata alle sue attitudini ed aspirazioni".

(pubblicato sul I° Annuario della Consulenza Finanziaria)





sabato 27 gennaio 2018

La componente psicologica nei processi decisionali relativi alle scelte economiche



La componente psicologica nei processi decisionali
relativi alle scelte economiche

Un’euristica (dal greco antico εὑρίσκω, letteralmente "scopro" o "trovo") è una strategia cognitiva utilizzata inconsapevolmente della nostra mente per raccogliere e processare le informazioni velocemente e con capacità di calcolo ed elaborazione contenute.

L' euristica della disponibilità, ad esempio, è una scorciatoia cognitiva che ci fa stimare le probabilità di un evento futuro con il minimo impegno: passiamo al setaccio i nostri ricordi per cercare qualcosa di simile e basiamo la nostra valutazione sulla facilità del rievocare e dell'impatto emotivo del ricordo. Se ciò risulta semplice, immaginiamo che l’evento sia realizzabile; se invece troviamo arduo pensare a qualcosa di simile desumiamo, al contrario, la sua improbabilità.  Quindi, ignoriamo la reale probabilità oggettiva che l'evento in questione si verifichi. 

Questo ragionamento sub-ottimale, ma di rapida realizzazione, ha consentito alla specie Homo Sapiens di sopravvivere. Anche se, probabilmente, ha fatto perire molti individui.

8.000 anni fa il nostro antenato era ancora raccoglitore e cacciatore, ma anche agricoltore. Tutte le mattine si svegliava con le stesse alternative: che cosa faccio oggi per procurarmi il cibo di cui ho bisogno ?  Vado a raccogliere frutta, garantendomi (forse) un po’ di cibo per oggi ? Oppure, vado a caccia (dove ?), con la probabilità di ottenere molto cibo o con il rischio perdere tempo ? Oppure, coltivo il mio terreno e, se tutto va bene, fra qualche mese raccoglierò ?   

L’investitore di oggi ha – come il suo avo – tante alternative, ma il  processo di investimento, essendo principalmente fondato sul calcolo probabilistico, esige un impegno cognitivo notevole ed un livello sufficientemente elevato di cultura economico-finanziaria.

Accade che il risparmiatore che non possieda tale cultura, oppure che non la impieghi per ragioni di tempo o altro, sia orientato a fondare le proprie scelte di investimento sulla probabilità che attribuisce soggettivamente a un evento piuttosto che sulla probabilità oggettiva dello stesso.

(pubblicato su MyAdvice, n.1 anno 7, gennaio/febbraio 2018)