mercoledì 3 febbraio 2016

Braccio di ferro Italia-Germania


Braccio di ferro Italia-Germania. 
Flessibilità o Fondo Unico?

Continua la lunga discussione sul tema "banche". Se da una parte Banca d’Italia chiede di rivedere le regole sul bail-in per ridurne l’impatto sulla fiducia dei risparmiatori, dall’altra la Germania respinge  la creazione del fondo di garanzia unico sui depositi bancari. E’ lo stesso Draghi, presidente della BCE,  a parlarne lunedì durante l’audizione al Parlamento Europeo di Strasburgo e a rispondere indirettamente ad entrambe le richieste. Ha ricordato che le regole sul bail-in sono state approvate dall’Europarlamento, e quindi anche dai rappresentanti italiani, e che bisogna puntare sulla garanzia unica dei depositi bancari, per aumentare la fiducia nella sicurezza dei depositi in tutti i paesi dell'area euro.

Quali le ragioni della Germania ? Il fondo unico, darebbe luogo una vera e propria mutualizzazione dei rischi bancari tra i paesi membri, ed esporrebbe al rischio di insolvenza di una banca anche i contribuenti che vivono in altri stati. Inoltre, molte banche europee hanno in portafoglio tanti titoli di stato, prime tra tutte quelle italiane. Da qui le due richieste della Germania: l’applicazione incondizionata del bail-in con conseguente miglioramento della patrimonializzazione e l’introduzione di limiti nell’acquisto di titoli di stato, attualmente considerati risk free e che non prevedono alcun accantonamento a copertura. Questo il nocciolo della questione, la moneta di scambio per il completamento dell’Unione bancaria.

Regole che per l’Italia potrebbero avere varie implicazioni, e non solo a livello bancario. Specie in considerazione del fatto che il probabile calo della domanda in titoli di stato (diretta conseguenza del minore acquisto da parte delle banche) potrebbe portare a sensibili variazioni nei relativi rendimenti. 

Dal canto suo Draghi non si tira indietro e continua per la sua strada. La prossima mossa sarà probabilmente un ulteriore rafforzamento del quantitative easing, senza il quale nel 2015 – spiega – l’inflazione sarebbe stata negativa.


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