Tango Bond, finalmente la svolta
Dopo 14 lunghi anni e numerosi fallimenti, sembra arrivata la svolta per 50.000 detentori di bond argentini. È del 2 febbraio infatti la notizia dell’accordo preliminare raggiunto tra la TFA Task Force Argentina – costituita dalla banche italiane – ed il Governo di Buenos Aires.
I fatti vanno avanti dal dicembre del 2001, quando l’Argentina dichiara ufficialmente l’insolvenza. Gli italiani coinvolti sono tantissimi, l’ABI stessa nel gennaio del 2002 parla di “circa 150/200 mila risparmiatori, per investimenti nell’ordine di una decina di miliardi di euro”. Ai risparmiatori restano due strade: l’azione individuale e quella collettiva, guidata proprio dalla Tfa. Passano gli anni e le proposte transattive che arrivano da Buenos Aires sono del tutto insoddisfacenti. La prima è del 2003 ed è pari ad appena il 9% dell’importo iniziale, la seconda del 2005, quando viene proposto circa il 25%. In entrambi i casi la Tfa non accetta l’offerta, ritenendo l’importo insufficiente e l’impegno scarso, specie per un Paese che nel frattempo si è anche risollevato economicamente. Nello stesso anno quindi la Tfa fa ricorso all’ICSID, il tribunale della Banca Mondiale, chiedendo che venga restituito l’intero valore nominale delle obbligazioni, oltre interessi. Nel 2010 l’Argentina propone un’Offerta Pubblica di Scambio estesa anche all’Italia, che vuole sostituire i vecchi bond con nuovi titoli, dilazionandone le scadenze o anticipandone i rimborsi con uno lauto “sconto” sull’importo da pagare. Anche in questo caso la Tfa invita i destinatari dell’OPS a svolgere un’approfondita analisi del Documento d’Offerta, sottolineando che si tratta comunque di un’iniziativa unilaterale della Repubblica Argentina e non di una negoziazione con la stessa Tfa.
Viste le premesse, assume ancora più rilievo la notizia dell’accordo bilaterale siglato lo scorso 2 febbraio tra il ministro del Tesoro argentino Alfonso Prat-Gay e Nicola Stock, presidente della Tfa. Buenos Aires ha acconsentito di pagare in contanti il 150% dell’importo originario, per un valore complessivo di circa 1,35 miliardi di dollari, a fronte di 900 milioni, detenuti dai 50.000 risparmiatori che non avevano accettato le proposte precedenti. Un risultato ancora più significativo se confrontato con lo scarno 30% proposto nel 2010 che qualche investitore, sfinito dall’attesa, ha purtroppo accettato. I dettagli dell’intesa sono stati diffusi dalla stessa TFA attraverso un comunicato stampa.
L’ultimo passo sarà l’approvazione dell’accordo da parte del Parlamento argentino, a cui verrà presentato il prossimo 1° marzo.
Nessun commento:
Posta un commento