sabato 9 luglio 2016

Crollo del mattone inglese: effetto Brexit.


Crollo del mattone inglese: effetto Brexit.

"Effetto Brexit sulle Borse: crollano le banche in Europa, saltano altri tre fondi immobiliari, Sterlina ai minimi da 31 anni"  titolava il 24ore qualche giorno fa. La notizia che Henderson, Columbia Threadneedle e Canada Life si erano aggiunti a Standard Life, Aviva e M&G congelando i rimborsi sui property fund  (fondi immobiliari), ha affossato i mercati.

Non è il 2007, ma quello che sta accadendo in Gran Bretagna gli somiglia molto. Era estate e negli Stati Uniti scoppiava la bolla immobiliare con banche in caduta libera, fondi immobiliari costretti a congelare i rimborsi, famiglie eccessivamente indebitate a causa di mutui concessi troppo facilmente (i celebri mutui subprime), mercato immobiliare cresciuto a dismisura. Insomma, una serie di analogie con quello che sta accadendo oggi in Inghilterra, che ci riporta indietro di quasi 10 anni.

La domanda dunque è d’obbligo: è possibile che la crisi immobiliare inglese generi un effetto domino altrettanto catastrofico?

Probabilmente no. 

Soprattutto perché le banche centrali sono già in azione. Sono molto più attente e presenti, ed hanno a disposizione numerosi sistemi per bloccare eventuali contagi. 

Inoltre, la bolla inglese ha radici molto diverse. Negli USA fu il rialzo dei tassi ed il conseguente aumento delle rate a mettere in crisi le famiglie americane, che non furono più in grado di rispettare gli impegni presi. In Gran Bretagna, invece, il problema è legato a Brexit, che ha provocato una rapida fuga degli investitori esteri, gli stessi che nel passato avevano investito oltremanica sostenendo la crescita del mercato. 

Oltre a ciò, i meccanismi che propagarono la crisi nel mondo sono sostanzialmente cambiati. Negli USA del 2007 era diffuso il sistema delle cartolarizzazioni, per cui i mutui tossici, attraverso le obbligazioni, raggiunsero tutto il globo. Questo meccanismo oggi non é presente.

Infine, l'economia inglese è molto più piccola di quella americana. 

Due gli anelli deboli.

In primo luogo le banche inglesi, che soffriranno non poco la crisi immobiliare. E a seguire le banche europee, già in difficoltà per i motivi ormai noti a tutti (sofferenze, derivati, ecc.), che difficilmente potranno uscire del tutto indenni dalla crisi di borsa che tutto questo caos scatena.

Un altro pericolo potrebbe arrivare dal blocco dei riscatti dei property fund. Gli investitori che devono far fronte alle proprie esigenze di liquidità, e che, ad oggi, non possono contare sull’uscita dai fondi immobiliari, potrebbero vendere fondi che investono in altri settori. Questi ultimi, per far fronte alle richieste di rimborso, dovrebbero liquidare le attività sottostanti, che potrebbe diventare molto difficoltoso perché i mercati, specialmente quelli obbligazionari, sono quasi del tutto illiquidi.

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