sabato 11 giugno 2016

Leave or remain ?


Leave or remain in the Eu ? 


  Ecco il dilemma che sarà sottoposto ai cittadini britannici tra meno di due settimane, il 23 giugno. Gli elettori sono chiamati al voto per decidere sulla permanenza ovvero sulla (progressiva) uscita del Regno Unito dall’UE. 

Il sondaggio condotto da Bloomberg ha visto restringersi il margine a favore della permanenza (remain), con il 46,8% di favorevoli, contro il 44% di euroscettici (leave). 


Altri sondaggi indicano invece una prevalenza di favorevoli alla Brexit.

In ogni caso, lo scarto è oggettivamente contenuto e sul risultato finale potrebbero pesare anche fattori teoricamente secondari, come il meteo: un tempo sereno potrebbe disincentivare dal voto i più giovani, che sono anche i più europeisti, secondo gli esperti. 
Quindi, non è possibile escludere una vittoria del NO alla UE.
Ed é proprio la vittoria del Leave (lasciare) a preoccupare i mercati.

Su un' orizzonte temporale di sei mesi, la Brexit produrrebbe, secondo BofA Merrill Lynch, una caduta del 15% dei mercati azionari europei (UK incluso), un indebolimento del 10% della sterlina nei confronti del dollaro e un allargamento di 50 punti base degli spread dei titoli obbligazionari britannici.

A più lungo termine gli impatti della Brexit sono ancora più difficili da stimare, anche perché dipendono dall’evoluzione del processo di negoziazione dell’uscita dall’UE. 
Su due aspetti gli addetti ai lavori sono d'accordo.
Innanzitutto é facile vedere gli effetti negativi della Brexit sull’economia sia britannica che europea tenuto conto che il Regno Unito è una membro molto importante dell’Unione Europea. Infatti UK fornisce il 10% del budget dell’Unione e costituisce il 15% del Pil, il 24% dei servizi finanziari, il 30% della capitalizzazione delle borse europee.
Inoltre, non sono affatto evidenti i possibili vantaggi che un Regno Unito meno legato ai vincoli dell’Unione potrebbe ottenere.

Paradossalmente il match potrebbe concludersi con due sconfitti: da una parte un’Unione Europa più povera, più debole e meno unita, dall’altra parte un Regno Unito fuori dal campo da gioco su cui comunque si determina una parte importante del suo benessere economico e del suo peso politico. Un solo esempio: metà delle esportazioni del Regno Unito sono destinate all’UE, contro il 10% dell’esportazioni dell’UE destinate al Regno Unito. 
Il Governo britannico ha stimato un impatto sul Pil annuo del Paese, per i prossimi 15 anni, compreso tra il -3,8% e il -7,5%, a seconda dei vari scenari post-Brexit.

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