Il rialzo del Dollaro: chi guadagna e
chi perde
Il consenso sul rialzo del dollaro è praticamente
assoluto; tenuto anche conto che è sempre più probabile a breve un primo
aumento dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve.
Il continuo rafforzamento della moneta statunitense,
avvenuto negli ultimi mesi, rappresenta una buona notizia per Area Euro - in
particolare per la Germania - e Giappone, che potrebbero fare affidamento anche
su euro e yen deboli per dare nuovo slancio ai segnali di ripresa che si
presentano ancora deboli. Si tratterebbe invece di una cattiva notizia per i
Paesi Emergenti, i particolare per quelli che basano la loro economia sulle
commodities: il prezzo delle materie prime è espresso in dollari e la sua
continua risalita ne fa calare i prezzi nominali. Se teniamo conto anche del fatto
che le economie emergenti sono indebitate prevalentemente nel biglietto verde,
ci rendiamo conto del danno di un dollaro troppo forte.
Anche in Cina il dollaro forte non è un fatto
positivo. La moneta cinese ne ha praticamente seguito l’andamento e, per un
Paese che cerca di dare nuovo slancio alle esportazioni, non è certo una buona
notizia. Tanto da aver costretto a metà agosto la Banca Popolare Cinese (PBoC)
a svalutare il renminbi del 4,65% in 72 ore.
A leggere la storia, lo scenario potrebbe essere
molto diverso. Uno studio di Thomnson Reuters e Credit Suisse traccia
l’andamento del dollaro in corrispondenza dei primi tre mesi successivi
all’inizio dei cicli di rialzo da parte della Fed, nel 1977, 1986, 1994, 1999 e
2004. Ebbene, in tutti i casi, la moneta americana ha perso in media il 10% del
suo valore rispetto ad un paniere di valute.
A sostenere l’ipotesi di un possibile indebolimento
del biglietto verde c’è anche la politica. Il dollaro forte certo non aiuta la
ripresa di un’economia che, nonostante sia in crescita da ormai sei anni, non
ha il vigore che ci si aspetterebbe. In America a novembre del prossimo anno si
eleggerà un nuovo presidente e uno dei cavalli di battaglia dei repubblicani è
la difesa dei produttori americani sui mercati mondiali.
la nostra speranza e' che il dollaro si rafforzi.
RispondiEliminail nostro timore e' che questo succeda in un contesto di debole crescita.
le conseguenze sarebbero: materie prime pagate in dollari ed acquirenti americani e asiatici scarsamente propensi a spendere negli acquisti dei nostri prodotti di "lusso"