Cina
Archiviato (per il momento) il problema greco, da un mese la Cina ha catturato tutta l'attenzione dei mercati.
Ad inizio settembre il dato PMI manifatturiero cinese rilevato a 49,7 (quindi sotto la soglia dell'espansione dei 50) ha scatenato una nuova ondata di vendite sui mercati azionari, nonostante in realtà questo dato fosse in linea con quanto stimava il consensus degli analisti.
Rallenterà l'economia cinese ?
Certamente si. È chiara la volontà del Governo di Pechino di ribilanciare l’economia a favore dei consumi interni, ed a scapito di investimenti ed esportazioni. Come già previsto dal "Piano quinquennale 2011-2015", che prevede per l'economia cinese una crescita appunto più bilanciata e sostenibile, fino al 7% annuo. Anche recentemente, all'annuncio della 5a assemblea plenaria del 18o comitato centrale, il comunicato stampa anticipa che nel prossimo "Piano quinquennale 2016-2020", probabilmente approvato nel prossimo autunno, sarà fondamentale raggiungere una "nuova normalità", puntando ad una migliore qualità della vita e ad una minore disparità tra cittadini. La "nuova normalità" è una crescita al 7%. L'obiettivo è molto ambizioso. E' difficile "pilotare" un rallentamento economico, considerando che quest’ultimo sta spingendo al ribasso molte materie prime - sospinte al rialzo dieci anni fa – con inevitabili conseguenze negative per i molti paesi che le esportano.
Quale sarà l'effetto sul resto del mondo?
Due recenti analisi svolte dalla Bundesbank e dalla Banque de France, stimano l'effetto di un calo dell'1% del PIL cinese in un -0,1% in Europa e negli Stati Uniti, ed in questi ultimi un ulteriore raffreddamento dell'inflazione di 0,2-0,4% a seconda del movimento sul Yuan-Renminbi. Questi dati, pur tenendo conto degli effetti indiretti che un rallentamento cinese porterebbe (e già porta) ad altri Paesi emergenti, potrebbero però sottostimare gli effetti a catena derivanti dai movimenti dei mercati finanziari.
In conclusione, la volatilità dei mercati appare quindi eccessiva.
In conclusione, la volatilità dei mercati appare quindi eccessiva.
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