Le commodities
"Rame in bear market, petrolio Brent sotto quota
50 dollari" titola il 24ore del 4 agosto 2015; l'occhiello precisa che
"Molti metalli non ferrosi sono a
minimi pluriennali".
Circa un anno fa il petrolio ha iniziato un importante
correzione che in 6 mesi ne ha dimezzato il prezzo. Il contagio si è oggi
propagato ai metalli, in testa l’oro, che, dopo aver sfiorato i 2.000 dollari l’oncia, è tornato
in prossimità dei 1.000 dollari. Nella stessa direzione si muovono le commodities agricole e i minerali.
Ma cos'è una commodity
? Ecco la definizione, presa da Wikipedia, :
“… è un termine inglese che indica un bene per cui c'è domanda ma che è offerto
senza differenze qualitative sul mercato ed è fungibile, cioè il prodotto è lo
stesso indipendentemente da chi lo produce, come per esempio il petrolio o i
metalli.” In parole povere parliamo di prodotti agricoli, metalli, idrocarburi, coloniali e carni.
Cosa provoca variazioni del prezzo di una commodity ? I mercati finanziari sono interconnessi
ed il prezzo delle commodities dipende dall’andamento di un tasso di interesse,
dell'inflazione, di una valuta, del tasso di crescita dell'economia ........
Se osserviamo il grafico dell’andamento delle commodities con una lunghissima scadenza
e depuriamo i valori dall’inflazione, possiamo accorgerci che ci troviamo più o meno dove eravamo all’inizio del
secolo scorso. Si tratta ovviamente di un percorso movimentato, ma con
alcune certezze: le correlazioni con il dollaro
americano e l’inflazione. Quando il dollaro si rafforza il prezzo
delle commodities scende; al
contrario aumenta con il crescere dell’inflazione.
Un altro aspetto da sempre correlato è quello dei cicli economici. Semplificando potremmo
dire che le recessioni di norma seguono
i rialzi delle commodities; mentre i
ribassi accompagnano o anticipano la crescita economica.
Le correlazioni appena descritte sono valide, ma ogni
commodity racconta una storia diversa
dalle altre
Facciamo alcuni esempi, partendo dall’oro. Il metallo
prezioso per eccellenza, poco più di 10 anni fa, era quotato circa 300 dollari
l’oncia. Si trattava di una forma di investimento riservata a pochi - banche e
istituzioni -, mentre i piccoli risparmiatori potevano al massimo detenere
monete d’oro o investire in titoli di aziende minerarie. Nel 2004, però, è
avvenuto un importantissimo cambiamento: la quotazione di GLD, il primo Etf a
replicare l’andamento dell’oro. Tutt’ad un tratto quindi, l’investimento in oro
diventa accessibile a tutti, anche a centinaia di milioni di piccoli
risparmiatori. Ed ecco che, malgrado un’inflazione praticamente assente, giunge
a quotare poco meno di 2.000 dollari, per poi ritornare, in terreno più
realistico, ai circa 1.000 dollari di oggi.
Vediamo ora il petrolio, che ha la correlazione più
evidente con il dollaro e i cicli economici. Nell'autunno del 2001 il prezzo
era inferiore ai 20 dollari al barile ed il cambio Eur/Usd al di sotto di 0,90. Sei anni dopo, nel 2008, un barile era
quotato 160 dollari ed occorrevano 1,60 dollari per comprare un euro. Ma con la
crisi di Lehman e la corsa all’acquisto dei T-bond americani(1), che provoca un rafforzamento
del dollaro a 1,20 Eur/Usd, il petrolio sprofonda verso i 30 dollari.
Per
concludere, voglio ricordare che ogni mercato finanziario non è una realtà a sé
stante, slegata dalle altre, ma parte di un sistema di relazioni complesse, che
bisogna conoscere, con l'obiettivo di fare scelte consapevoli.
(1) Tra i Titoli di Stato americani
ci sono i Treasury bond, abbreviato T-bond, a tasso fisso e scadenza superiore
ai 10 anni.
Nessun commento:
Posta un commento