Il punto di svolta ?
Tutti vogliono individuare il momento esatto in cui i mercati cambiano tendenza. Cavalcando uno dei grandi mercati toro, per esempio la ripresa delle azioni dal 1982 in poi, o evitando un mercato orso, come quello del 2007-2008, si può fare una fortuna o almeno preservarla.
La chiave sta nell'individuare il punto di svolta.
I commentatori vedono diversi punti di svolta potenziali nei mercati di oggi.
Il primo è nelle obbligazioni di Stato. Il rendimento del Treasury decennale del Tesoro Americano è sceso all'1,37% il 7 luglio e da allora è salito al 2,13%. Il rendimento del Bund tedesco decennale è sceso al -0,18% più o meno nello stesso periodo e da allora è aumentato per chiudere ieri a +0,32%. I rendimenti dei Gilts britannici di uguale scadenza hanno mostrato un cambiamento ancora più sensibile, salendo dallo 0,61% all’1,36% in virtù delle preoccupazioni sull'impatto economico della Brexit.
Questi rendimenti continuano ad essere ancora molto bassi, a guardare le serie storiche. In ogni caso è ragionevole pensare che la lunga parabola discendente dei rendimenti delle obbligazioni (ed il conseguente rialzo dei prezzi) iniziata nel 1982 sia ormai giunta alla fine.
Una seconda svolta potrebbe già essersi verificata all'inizio dell’anno. Gli asset rischiosi sembrano aver recuperato all'unisono, con le azioni dei mercati emergenti, le obbligazioni “spazzatura”, le commodities e i property funds americani che hanno tutti ribaltato le scarse prestazioni del 2015. Gli esperti affermano che ciò che ha innescato l’inversione di tendenza è stata la risalita del prezzo dell’oro, che aveva raggiunto il punto più basso alla fine del 2015 e poi ha avuto un rimbalzo del 20% quest’anno.
L’inizio del 2016 è stato caratterizzato da un certo nervosismo riguardo all'economia cinese, alla velocità della stretta monetaria in America e ai rischi di deflazione. Ma l’economia cinese ha continuato a crescere e la Federal Reserve deve ancora alzare nuovamente i tassi d’interesse dopo il primo aumento nel dicembre 2015 (probabilmente lo farà il mese prossimo). I timori di una deflazione sembrano essersi un po’ridimensionati; l'inflazione nelle economie avanzate è salita dallo zero dell’inizio dell’anno scorso allo 0,5% e può raggiungere l’1,5% l’anno prossimo.
Quindi una possibile spiegazione per i cambiamenti del mercato è la percezione che quella attuale sia un’era di reflazione, non più di deflazione. Forse il rimbalzo dell'oro, sceso del 44% tra il settembre 2011 e la fine dell’anno scorso, è un segnale che le forti paure degli investitori riguardo all'inflazione e al deprezzamento della carta moneta si stanno rivelando fondate.
Può darsi. Secondo alcuni, però, la risalita dell’inflazione complessiva è in gran parte il risultato del rimbalzo dei prezzi delle materie prime, con l’inflazione di base - "core" - che resta ferma in un range ristretto dell’1-1,2 % , dove probabilmente resterà.
In breve, ci può essere stata un’inversione di tendenza a breve termine nei mercati finanziari perché i timori deflazionistici sono stati eccessivi e i rendimenti delle obbligazioni sono scesi troppo. Ma servono molte più prove per considerare questa una svolta a lungo termine, del tipo già visto nel lontano 1982.
Nessun commento:
Posta un commento