mercoledì 7 ottobre 2015

Ascoltare


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L'ultima estate la ricorderemo a lungo. Prima il panico cinese, poi la decisione sui tassi della Fed, e la maggiore incertezza su ciò che guida le decisioni di politica monetaria, infine il dieselgate di Volkswagen.

Date le premesse si sarebbe potuta scatenare una tempesta perfetta. Le Borse hanno corretto, ma i listini sono poco lontani dai valori di inizio anno. Gli investitori hanno mantenuto i nervi saldi e non si sono registrati grossi movimenti in uscita dai fondi comuni. 

I fondamentali delle principali economie restano solidi. Gli USA continuano a crescere, del 2,10% quest'anno e del 2,3% l'anno prossimo (Fed dixit); l'Unione Europea crescerà dell'1,9% quest'anno ed il prossimo (Fmi), grazie anche al QE di Draghi; per la Cina la Banca Mondiale ipotizza un + 6,9% nel 2015 ed un +6,7% nel 2016. La crescita dei paesi emergenti, nonostante il calo delle commodities - ed i particolare del petrolio, è in calo nel 2015 al 4%, per risalire al 4,5% nel 2016 (Fmi). Sono in recessione "solo" Brasile e Russia. Probabilmente, bisognerebbe soltanto rivedere gli obiettivi di crescita, che sembrano volersi attestare a livelli più bassi, ma compatibili con economie di dimensioni più grandi.

Passando alle imprese l'obiettivo è sempre lo stesso: fare utili. Domani Alcoa, come da tradizione, darà il via alla Earnings Season statunitense. Seguiranno tutte le altre. Sarà molto importante ascoltare le parole dei capo azienda, le loro previsioni su fatturato e utili; e, quindi, sui mercati di riferimento delle loro aziende. Subito dopo l’America toccherà all’Europa con i dati trimestrali, ed anche in questo caso sarà determinante ascoltare le parole dei CEO delle corporate europee, anche per capirci qualcosa in più riguardo agli effetti dello scandalo Volkswagen.

La parola d’ordine da domani sarà ascoltare. Le parole dei CEO, accompagnate dall’attuale tenuta dei mercati, potrebbero essere la spinta decisiva per il rally di Natale.


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