mercoledì 21 ottobre 2015

Cina, crescita più lenta dal 2009 ma migliore delle aspettative


Cina, crescita più lenta dal 2009 ma migliore delle aspettative.


Una delle notizie più attese dalle borse, dopo il "panico cinese" di agosto, era la diffusione del dato sulla crescita del Pil cinese. Gli analisti erano piuttosto scettici e si aspettavano un rallentamento della crescita, che secondo molti si sarebbe assestata tra un +6,7% e un +6,8%. I dati ufficiali, diffusi lunedì, parlano di un rialzo lievemente maggiore, del 6,9% e tanto basta per far tirare alle borse mondiali un sospiro di sollievo. Considerato che siamo ormai nel quarto trimestre inoltrato, difficilmente la Cina riuscirà a raggiungere l’obiettivo prefissato del 7%.

Si tratta del dato peggiore dal 2009, quando la crisi finanziaria ha avuto inizio. Il dato del Pil va letto insieme al dato sulla produzione industriale di settembre, diffuso lo stesso giorno dall’Ufficio Centrale di Statistica di Pechino, fissato al 5,7% su base annua. In questo caso si tratta di un risultato più basso delle attese, considerando che ci si aspettava una crescita almeno pari al 6%. Ciò spiega anche il rallentamento dei prezzi delle commodities industriali e delle azioni del settore minerario, di cui la Cina è uno dei maggiori importatori. 

Probabilmente nei prossimi mesi assisteremo ad una nuova manovra espansiva della People’s Bank of China, che nell’ultimo anno ha già diminuito per ben cinque volte i tassi di interesse, anche per contrastare il rischio deflazione.

In ogni caso, secondo molti analisti, i fondamentali di Pechino restano solidi con le spese in infrastrutture e consumi in crescita che rendono il rallentamento meno pericoloso del previsto.

Secondo altri analisti i conti non tornano siccome tanti indicatori cinesi (indice PMI, produzione industriale, import, export ...) mostrano un violento rallentamento. Generalmente viene ipotizzata una crescita del 6,5%; i pessimisti si spingono ancora più giù. 

Il problema vero è la scarsa trasparenza che alimenta fantasie che fanno male a tutti, alla Cina ed al resto del mondo. 

mercoledì 14 ottobre 2015

Dell'importanza della contabilità nazionale


Dell'importanza della contabilità nazionale

Aristotele, nel primo libro della sua opera "La politica", identifica la famiglia come il nucleo fondamentale della società e sviluppa il tema dell'economia domestica. Senza dover ricorrere ad Aristotele, sappiamo bene che in ogni famiglia il padre e/o la madre devono sapere quanto entra e quanto esce e che bisogna saper far quadrare i conti. Ancor di più - se possibile - un imprenditore deve conoscere con precisione quanto incassa e quanto spende, cioè - ancora - far quadrare i conti.

L'Italia ha oggi oltre 60milioni di abitanti; cioè milioni di famiglie e di imprese. Cosa vuol dire per l'Italia intera far quadrare i conti ? Una famiglia percepisce un reddito (lo stipendio ...) che viene speso in consumi (il pane ...) e/o investito (una casa ...). Per l'Italia intera succede la stessa cosa (si produce, consuma, investe). Qual è la differenza tra “i conti” di una famiglia e quelli di una nazione? La risposta è semplice: nessuna, solo che per l'Italia intera le cose sono un po’ più complicate. 
Innanzitutto perché ci sono, oltre a famiglie e imprese, altri soggetti, gli "enti pubblici" (Comuni, Regioni, Repubblica ....). Una parte del reddito prodotto da famiglie ed imprese è incassato dallo Stato (gli enti pubblici) con le tasse; questi soldi vengono utilizzati per l'erogazione di servizi (scuole, ospedali, strade ...) e per il pagamento di pensioni, indennità di disoccupazione ...... Inoltre c'è l'estero. Infatti non tutti i beni consumati in Italia sono prodotti in Italia e quindi è necessario importarli. Comprare da altri Paesi vuol dire, in molti casi, pagare in valute diverse dall’euro. Valuta che possiamo guadagnare con le esportazioni.

E' essenziale, quando si fanno i "conti" per l'Italia intera, fare attenzione a non contare le cose due volte. Il principio è: ogni atto economico dà luogo a due facce della stessa medaglia. Un esempio per spiegare meglio : un imprenditore che paga le tasse registra una spesa; per lo Stato - al contrario - si tratta di un’entrata. La logica è sempre quella della “partita doppia”, inventata da Fra Luca Pacioli, il padre della ragioneria. (il quadro che lo ritrae è esposto al Museo nazionale di Capodimonte a Napoli, che merita sempre una visita).

La "partita doppia" dell'Italia intera ("contabilità nazionale") ha bisogno di cifre, di elaborare miliardi di transazioni.  

In Italia chi si occupa di tutto ciò è l'Istat, che definisce la contabilità nazionale come l'insieme di tutti i conti economici che descrivono l'attività economica di un Paese o di un circoscrizione territoriale. 

Per avere un'idea suggerisco visitare il sito dell'Istat.

E' chiaro il motivo che ha spinto i creditori ad imporre alla Grecia di garantire l'indipendenza dell'istituto di statistica greco.


mercoledì 7 ottobre 2015

Ascoltare


Ascoltare


L'ultima estate la ricorderemo a lungo. Prima il panico cinese, poi la decisione sui tassi della Fed, e la maggiore incertezza su ciò che guida le decisioni di politica monetaria, infine il dieselgate di Volkswagen.

Date le premesse si sarebbe potuta scatenare una tempesta perfetta. Le Borse hanno corretto, ma i listini sono poco lontani dai valori di inizio anno. Gli investitori hanno mantenuto i nervi saldi e non si sono registrati grossi movimenti in uscita dai fondi comuni. 

I fondamentali delle principali economie restano solidi. Gli USA continuano a crescere, del 2,10% quest'anno e del 2,3% l'anno prossimo (Fed dixit); l'Unione Europea crescerà dell'1,9% quest'anno ed il prossimo (Fmi), grazie anche al QE di Draghi; per la Cina la Banca Mondiale ipotizza un + 6,9% nel 2015 ed un +6,7% nel 2016. La crescita dei paesi emergenti, nonostante il calo delle commodities - ed i particolare del petrolio, è in calo nel 2015 al 4%, per risalire al 4,5% nel 2016 (Fmi). Sono in recessione "solo" Brasile e Russia. Probabilmente, bisognerebbe soltanto rivedere gli obiettivi di crescita, che sembrano volersi attestare a livelli più bassi, ma compatibili con economie di dimensioni più grandi.

Passando alle imprese l'obiettivo è sempre lo stesso: fare utili. Domani Alcoa, come da tradizione, darà il via alla Earnings Season statunitense. Seguiranno tutte le altre. Sarà molto importante ascoltare le parole dei capo azienda, le loro previsioni su fatturato e utili; e, quindi, sui mercati di riferimento delle loro aziende. Subito dopo l’America toccherà all’Europa con i dati trimestrali, ed anche in questo caso sarà determinante ascoltare le parole dei CEO delle corporate europee, anche per capirci qualcosa in più riguardo agli effetti dello scandalo Volkswagen.

La parola d’ordine da domani sarà ascoltare. Le parole dei CEO, accompagnate dall’attuale tenuta dei mercati, potrebbero essere la spinta decisiva per il rally di Natale.