sabato 30 aprile 2016

C’è del marcio in ............ Italia?


C’è del marcio in ............  Italia?

Sappiamo che in Danimarca un mutuatario a fine mese scorso, invece di pagare gli interessi sul proprio debito, ha ricevuto un accredito di 33 euro da parte della propria banca. Succede quando lo spread sui mutui a tasso variabile, sommato al tasso di indicizzazione (in questo momento a -0,65 %), non è sufficiente a riportare in positivo il tasso sul mutuo. 

Sappiamo anche che la Bce ha fissato il tasso sui depositi a -0,40% e, conseguentemente, tutti i tassi dell'area euro si sono abbassati. Anche l'Euribor, solitamente il tasso di riferimento dei mutui a tasso variabile in Italia, è sceso in territorio negativo :

Essendo il tasso di riferimento negativo, il tasso dei mutui in Italia dovrebbe essere pari allo spread meno il tasso di riferimento. Quindi, se lo spread è l'1,5% sull'Euribor ad 1 mese, il tasso su un mutuo a tasso variabile dovrebbe essere pari all'1,16% (1,5%-0.34%).

Accade realmente ?

Molte volte no, poiché gli istituti di credito applicano il cosiddetto “tasso minimo” (floor clause). Si tratta di una postilla che impedisce al tasso di passare in territorio negativo, fissando il tasso di riferimento a zero. Se esplicitamente prevista nel contratto di mutuo è tutto corretto; ma non sempre c'è questa clausola. 

Sul tema è intervenuta la Banca d’Italia, attraverso una nota, che invita le banche ad «attenersi a uno scrupoloso rispetto della normativa di trasparenza e correttezza e alla rigorosa applicazione delle condizioni pattuite con la clientela. In particolare, gli intermediari dovranno astenersi dall’applicare di fatto clausole di cosiddetto “tasso minimo” (“floor clause”) non pubblicizzate e non incluse nella pertinente documentazione di trasparenza e nella modulistica contrattuale». Questo significa che, chi ha un mutuo a tasso variabile, e non ha sottoscritto la clausola detta, può chiedere l’applicazione del tasso negativo, con raccomandata a.r. alla banca e all’Arbitro Bancario Finanziario, allegando per pronto riferimento anche la circolare diffusa da Bankitalia.

sabato 23 aprile 2016

C'è del marcio nel regno di Danimarca


C'è del marcio nel regno di Danimarca

"L'Europa al test dei tassi negativi", "La sciagura dei tassi d'interesse negativi", "Gli spread tornano a scendere, tassi sotto zero sui Bot", "Cadono i rendimenti dei titoli di Stato: il Btp a tre anni va <sottozero> in asta" : sono solo alcuni dei titoli dei giornali che ci hanno accompagnato negli ultimi mesi. Circa un anno fa la Bce ha avviato una politica monetaria molto aggressiva per contrastare la deflazione abbassando infine, il 10 marzo scorso, a -0,40% il tasso sui depositi. Anche altre banche centrali hanno portato i tassi in territorio negativo : Banca del Giappone, Banca di Svezia, Banca Nazionale Svizzera, Banca di Norvegia, Banca Nazionale di Danimarca .......

E' dal luglio del 2012 che i tassi, in Danimarca, sono negativi. Le mosse della Bce hanno poi obbligato la Danmarks Nationalbank ha tagliare ulteriormente i tassi, nel tentativo di difendere il cambio quasi fisso con l'euro. Oggi il tasso sui depositi in Danimarca è - 0,65% (dall'8 gennaio del 2016).

Proprio in Danimarca un mutuatario a fine mese scorso, invece di pagare gli interessi sul proprio debito, ha ricevuto un accredito da parte della propria banca. Non è una favola, sebbene la Danimarca sia il Paese di Hans Christian Andersen. Succede quando lo spread sui mutui a tasso variabile, sommato al tasso di indicizzazione (in questo momento come detto a -0,65 %), non è sufficiente a riportare in positivo il tasso sul mutuo. Il cliente in questione alla fine del trimestre scorso, come racconta il Wall Street Journal, ha ricevuto dalla sua banca l’equivalente di 33 euro. E non è detto che possa capitare solo in Danimarca. Anche la Svizzera, ad esempio, ha condizioni di mercato simili ed il caso potrebbe quindi ripetersi. Teoricamente anche in Italia è possibile, ma improbabile, perché gli spread sono più elevati rispetto a quelli dei due Paesi citati.

Vista l’evidente convenienza, negli ultimi mesi le famiglie danesi sono state incoraggiate ad accendere un mutuo. Due le conseguenze. La prima: si è assistito ad un boom dell’indebitamento privato, arrivato a livelli preoccupanti, e ad oggi uno dei più alti al mondo. La seconda: un fiume di denaro si è riversato nel mercato immobiliare e, in soli tre anni, i prezzi delle case hanno subito aumenti fino al 60%. La Danimarca quindi rischia seriamente di dover fronteggiare lo scoppio di una mega-bolla del mattone, con pericoli maggiori rispetto a quelli già affrontati nel 2008 quando restò coinvolta nello scandalo dei mutui subprime. In breve, un'intera popolazione rischia di finire sul lastrico.

sabato 16 aprile 2016

E' nato Atlante e sosterrà il peso delle banche italiane


E' nato Atlante e sosterrà il peso delle banche italiane

Nella mitologia greca Atlante era un gigante che, con altre divinità, aveva sfidato in guerra gli dèi dell’Olimpo. Il titano subì una dura sconfitta e Zeus, per punirlo, lo condannò a portare il peso dell'intera volta celeste sulle spalle per l’eternità. Anche la prima vertebra cervicale della colonna vertebrale è chiamata "atlante" perché supporto della testa, paragonabile ad un globo.

Atlante si chiama anche il Fondo, nato pochi giorni fa, per “assicurare il successo degli aumenti di capitale richiesti dall’Autorità di vigilanza”  e di “risolvere il problema delle sofferenze bancarie” delle banche Italiane. La società che gestirà il fondo è la Quaestio sgr, presieduta da Alessandro Penati e controllata dalla lussemburghese Quaestio Holding SA, partecipata anche da Fondazione Cariplo.

L'intero sistema finanziario italiano è sceso in campo in questa operazione: banche, assicurazioni, fondazioni bancarie, Cassa Depositi e Prestiti. Tra i soci dovrebbe figurare, con un intervento di 500milioni, anche la SGA (Società per la Gestione della Attività), la società pubblica creata negli anni 90 per la gestione dei crediti deteriorati del fallito Banco di Napoli che in poco più di 15 anni è riuscita a recuperare l’85% dei prestiti non rimborsati. Costituito quindi interamente da capitali privati ad oggi Atlante ha già racconto adesioni per 4 miliardi di Euro, con l'obiettivo dei 6 miliardi. Padoan, intervistato dall'emittente televisiva Cnbc, ha però dichiarato che il fondo  con  "l'effetto leva, secondo noi, potrà arrivare a 50miliardi".

Insieme alle norme che il governo sta approntando per velocizzare le procedure esecutive, l'intervento del fondo Atlante consentirà di valutare gli NPL (87 miliardi le sofferenze nette delle banche italiane) a valori prossimi a quelli di bilancio. Situazione molto diversa dallo scorso novembre, quando i crediti in sofferenza delle quattro banche salvate, confluiti in una bad bank, sono stati valutati il 17,6% del valore facciale, scatenando a gennaio, proprio per i timori legati all’esigibilità dei crediti deteriorati, una tempesta in borsa che ha visto alcuni istituti arrivare a quotare ad appena 0,2 volte rispetto al proprio patrimonio tangibile. 

Il comunicato diffuso da Quaestio sgr afferma che il Fondo Atlante permetterà alle banche “di deconsolidare uno stock importante di sofferenze, in tempi significativamente più brevi rispetto a quelli attualmente previsti dal mercato, contribuendo a liberare risorse per nuovi impieghi alle famiglie e alle imprese”.

Il Ministro dell’Economia Padoan e il Governatore della Banca d’Italia Visco, nell’incontro dell’11 aprile al Ministero dell’Economia, hanno espresso forte soddisfazione per i risultati raggiunti e hanno precisato che questa operazione, che conta solo su capitali privati, non è equiparabile agli “aiuti di Stato”. Positivo anche il giudizio del FMI, che ha provocato il rally dei mercati del 13 aprile.

sabato 9 aprile 2016

Petrolio Yo-yo


Petrolio Yo-yo

Oggi è praticamente impossibile farne a meno, eppure il petrolio non è stato sempre utilizzato. Il primo pozzo di profondità infatti è relativamente recente ed è stato scavato in Pennsylvania (USA) nel 1859 dal famoso imprenditore John D. Rockefeller. Fino ad allora il combustibile per eccellenza era stato il carbone, unico protagonista della rivoluzione industriale, iniziata in Europa nel 1700. L’evento che ha determinato il passaggio definitivo dal carbone al nuovo combustibile, è stata l’applicazione, agli inizi del ‘900, del motore a scoppio ai veicoli. Il fabbisogno di energia nell’ultimo secolo è cresciuto come mai in precedenza: il solo petrolio nel 2012 ha coperto il 31,4% dei consumi mondiali di energia, una percentuale che sale al 52,7% se si tiene conto anche del gas.

Il suo prezzo è soggetto a forte volatilità. Quello che è accaduto negli ultimi mesi però, ha colto di sorpresa anche gli analisti più navigati. Solo nell’ottobre 2014, la Banca mondiale prevedeva un prezzo medio del petrolio WTI di 96 $ al barile per il 2015, rivelatosi invece quasi doppio rispetto a quello realmente rilevato.

Le elevate quotazioni del periodo 2011-2014, con il greggio Brent che raggiungeva medie superiori ai 108 $, hanno incoraggiato imponenti investimenti che hanno determinato un aumento dell’offerta. Gli Stati Uniti dal 2013 al 2015 hanno registrato un’esponenziale impennata della produzione, arrivando ad immettere sul mercato una quantità di carburante pari a quella estratta ogni anno dell’Iraq. La domanda però non ha seguito l'offerta: ha sostanzialmente retto, nonostante il rallentamento globale, grazie sia alla crescita del consumo di benzina, sia all'aumento delle riserve di greggio che sono ai massimi storici. Il risultato di un aumento dell'offerta non bilanciato dalla domanda è stato che i prezzi sono letteralmente crollati, segnando nel primo trimestre di quest'anno un minimo in area 25 $. 

Molti analisti ritengono che, già nel corso del 2016, la produzione americana dovrà rallentare notevolmente, a causa della non-sostenibilità economica di molti pozzi; ipotesi confermata dalle statistiche di Baker Hughes rilasciate ieri che segnalano trivelle ai minimi dal 2009. Gli altri produttori, in particolare Arabia Saudita e Russia, sembra abbiano raggiunto un importante accordo per bloccare la produzione ai livelli attuali, seppur già molto elevati. Proprio settimana prossima ci sarà un vertice decisivo a Doha che dovrebbe formalizzare l'accordo per congelare l'output. Sic stantibus rebus è ragionevole pensare che già dal prossimo anno domanda ed offerta potrebbero ritornare in equilibrio.

L'incertezza è legata, in particolare, alla capacità dell'Iran di aumentare la produzione, bloccata su bassi livelli per molti anni dalle sanzioni, eliminate a gennaio. Il ministro iraniano del petrolio ribadisce infatti obiettivi ambiziosi : aumentare nei prossimi 12 mesi la produzione a 4 milioni di barili, massimo dal 2008. Gli iraniani si dimostrano aggressivi anche sul fronte dei prezzi: hanno fissato il prezzo di maggio a sconto di 2,43$ al barile sul benchmark Oman-Dubai.

E' certo che fare previsioni è molto difficile, siccome oggi il prezzo del petrolio si stabilisce sul mercato libero sulla base di una concorrenza spietata fra i diversi produttori, OPEC e non-OPEC.

sabato 2 aprile 2016

Fisco : con il "grande fratello" possibile esame ai raggi x


Fisco : con il "grande fratello" possibile esame ai raggi x

Entro lo scorso 31 marzo le banche, Poste Italiane e gli altri operatori finanziari, hanno comunicato all’Agenzia delle Entrate circa 500 milioni di informazioni sui rapporti intrattenuti della propria clientela. Ciò in forza dell'aggiornamento di una norma già attiva dal gennaio del 2012, quando gli operatori avevano dovuto trasmettere al Fisco il saldo di fine anno di tutti i conti correnti. Già l’anno scorso questa norma era stata potenziata, allargando l’obbligo della comunicazione anche alla giacenza media annua, allo scopo di evitare che movimenti effettuati in prossimità del 31 dicembre potessero falsare i dati complessivi.  

Nel dettaglio le informazioni oggetto di comunicazione, trasmesse con flusso telematico all’Anagrafe dei Rapporti Finanziari entro il 31 marzo, hanno riguardato principalmente conti correnti, carte di credito e debito, depositi titoli, prodotti finanziari e assicurativi. Le informazioni trasmesse variano in base alla tipologia di rapporto finanziario. Ad esempio, per i conti correnti dovevano essere inviati : il saldo contabile a fine 2014, il saldo a fine 2015, il totale degli accrediti effettuati nell'anno sul conto, il totale degli addebiti e la giacenza media annua. L’obbligo della comunicazione ha riguardato anche le “operazioni fuori conto”, come i bonifici, gli assegni e le richieste di cambi valuta effettuate allo sportello., e gli "altri rapporti", come le cassette di sicurezza.

Tutte queste informazioni sono confluite nella banca dati dell’Agenzia delle Entrate e si sono sommate a quelle già in possesso dell’amministrazione finanziaria, che comprenderà così tutte le notizie dal 2011 al 31 dicembre 2015.

La massa di informazioni di cui dispone il Fisco oggi è davvero imponente. L'effettivo utilizzo ai fini del contrasto all'evasione fiscale dipenderà dalla capacità di incrociare ed interpretare i dati; più semplice dovrebbe essere controllare l'ISEE.